Si chiama comunemente guggul, ma botanicamente è meglio nota come Commiphora mukul. E' una pianta di origine indiana che contiene preziose sostanze utili per controllare i livelli di colesterolo nel sangue. Già presente in alcuni integratori erboristici, vediamo meglio i vantaggi e i casi in cui è più utile.
La famiglia botanica è quella delle Burseraceae, di cui fanno parte anche altre piante di interesse erboristico (incenso, mirra, boswellia). Si tratta di un arbusto o piccolo albero che può raggiungere i 4 metri di altezza,
ma che più comunemente non supera i 2-3 metri. E' dotato di rami
contorti, nodosi, molto spinosi e dalla corteccia di consistenza
cartacea, color grigio cenere. L'intera pianta esala un
caratteristico odore aromatico resinoso. Le foglie sono sessili,
alternate o fascicolate, trifogliate, glabre, con la fogliolina
terminale sessile o subsessile, con lamina di forma obovata, lunga
fino a 5 cm e larga la metà nella fogliolina centrale, quelle
laterali in genere grandi la metà. Si tratta di una specie che
presenta un netto dimorfismo: esistono infatti esemplari che portano
solo fiori femminili, mentre altri che portano fiori maschili ed
ermafroditi. In quest'ultimo caso i fiori sono piccoli, lunghi al più
5 mm, generalmente di colore rosso talvolta bianco-rosei. Sono dotati
di due brattee opposte, dotate di peli ghiandolari. Il calice è fuso
inferiormente con il ricettacolo, ha forma tubulare ed è lungo non
oltre i 2 mm. La corolla ha petali retroflessi, ad apice acuto,
lunghi da 3 a 5 mm e larghi appena 1 mm. Gli stami sono 8,
alternativamente più corti e più lunghi, questi ultimi hanno
dimensioni pari ai petali. L'ovario è biloculato dotato di uno
stimma sessile bilobato. I fiori esclusivamente femminili hanno
sepali leggermente più lunghi e petali più corti rispetto al tipo
precedente, sono dotati di 8 staminodi che prendono il posto degli
stami dei fiori ermafroditi, pur non essendo fertili, per il resto le
due tipologie di fiori sono analoghe. La fioritura avviene nelle zone
di origine tra Dicembre e Luglio. Il frutto è piccolo, a maturità
raggiunge 1 cm di lunghezza e assume colorazione rossa,
caratterizzato da due striature longitudinali più chiare. E'
deiscente a partire dal basso.
E' una specie tipica dei luoghi aridi, sassosi e impervi,
caratterizzati da scarsa vegetazione, per lo più composta da arbusti
bassi e spinosi o piante xerofile. Cresce spontanea nel Pakistan occidentale e
India nord-occidentale, stati del Gujarat, Madhya Pradesh, Rajasthan
e Karnataka.
I fiori femminili fertili, che si trasformano effettivamente in
frutto, sono quelli che nascono sulle piante che portano
esclusivamente questa tipologia, mentre i fiori ermafroditi che
appaiono sugli alberi che portano i fiori maschili, non producono
frutti. Questo complicato meccanismo riproduttivo implica che il
polline prodotto su esemplari portanti fiori maschili raggiunga i
fiori femminili portati su esemplari separati, per escludere del
tutto il rischio di autofecondazione.
Di questa pianta si usa la gommoresina di colore che
va dal giallo pallido al marrone, talvolta con diverse sfumature,
fortemente aromatica, che essuda dalla corteccia e dai rami, o viene
raccolta per incisione degli stessi. In commercio si trova sotto
forma di pezzi tondeggianti, di aspetto opaco e superficie polverosa.
Localmente è conosciuta anche con i nomi guggulu, gulgulu, gugul, gugal, mahisaksagulgulu, gukkulu, indian bdellium tree, muql, muql azrak [arabo].
La gommoresina di guggul
contiene principalmente degli steroidi chetonici denominati
guggulsteroni (o guggulipidi), cinque in totali di cui i più
importanti sono E-guggulsterone e Z-guggulsterone. Oltre a questi
troviamo tre tipi di guggul-steroli, sesasmina, muculolo e altri.
L'essudato contiene anche composti aromatici per lo più costituiti
da diterpeni monociclici (canforene, cembrene) e altri. Recentemente
sono stati scoperti nuovi composti, come i triterpeni denominati
mirranolo-A e mirranone-A.
Da
molto tempo in Pakistan e India settentrionale questa specie è fonte
di una resina, comunemente chiamata bdellio indiano o guggul, che
essuda dai rami spinosi. Questa resina è impiegata come incenso,
medicina e in profumeria, talvolta usata per adulterare la mirra o
per sostituire il bdellio africano, una resina simile ricavata dalla
specie Commiphora
africana.
Il guggul ha sapore amaro, acre, astringente, aromatico, ha proprietà
termogeniche, espettoranti, digestive, antielmintiche,
anti-infiammatorie, depurative, vulnerarie, antisettiche, nervine e
toniche, demulcenti, afrodisiache, stimolanti, epatotoniche,
antispasmodiche, emmenagoghe, diuretiche.
Nell'ambito
della medicina ayurvedica viene tenuto in conto come rimedio utile in
caso di cattive condizioni di vata,
nel trattamento di scrofola, gotta, sciatalgia, paresi facciale,
lebbra, dispepsia, tosse, asma, bronchite, problemi epatici, otite
suppurativa, epilessia, febbre, emorroidi, dismenorrea, amenorrea,
problemi cardiaci, trombosi coronariche, anemia, spermatorrea,
calcoli urinari, diabete e problemi dermatologici.
E'
considerato un rimedio molto utile per ristabilire la salute, tanto
che il termine guggulu
deriva dal sanscrito e significa “colui che protegge dalle
malattie”; è citato nei classici dell'Ayurveda quali il Charaka
samhita, lo Sushruta samhita e i Nighantu, sia come resina fresca
(nava guggulu)
che essiccata (purana
guggulu).
Spesso nei testi antichi viene catalogato come rasayana,
ovvero rimedio tonico e ringiovanente.
La
preparazione ayurvedica tradizionale prevede l'aggiunta di guggul al
decotto triphala,
costituito da Terminalia
chebula,
Emblica
officinalis
e Terminalia
bellerica,
grazie all'azione del calore la gommoresina si miscela perfettamente
con il decotto. Successivamente il decotto mescolato alla
gommoresina, dopo essere stato filtrato, viene rimesso sul fuoco e
fatto bollire fino a che non assuma una consistenza semi-solida.
Infine questa sorta di estratto fluido viene messo al sole e
lentamente essiccato fino ad ottenere una polvere, triphala
guggulu,
che viene poi impiegata specialmente per abbassare il colesterolo,
per problemi del tratto genito-urinario e per i reumatismi. Formula
ancora più completa è quella denominata Simhanada-guggulu,
dove la preparazione appena descritta, da compiersi in un recipiente
rigorosamente di ferro, una volta ridotta in polvere viene miscelata
con olio di ricino, polvere di zenzero e di zolfo purificato. Viene
ritenuta in genere più efficace soprattutto per l'azione
purgante-depurativa del ricino. In definitiva in ayurveda la
gommoresina di guggul non viene mai somministrata da sola tal quale,
ma sempre miscelata con altri ingredienti per aumentarne l'efficacia
e modularne l'azione, in decine di formule diverse.
Durante
il caldo periodo estivo, la gommoresina assume carattere più fluido
e fuoriesce dalle ferite della corteccia dei rami, che
fisiologicamente si distacca in fogli sottili. Durante l'inverno al
contrario si solidifica a causa delle basse temperature, rimanendo
attaccata ai rami stessi. Tradizionalmente vengono individuate cinque
qualità di guggul denominate in base al colore: hemabham
(oro), mahisaksam
(scuro bluastro), padmaragabham
(rubino), bringabham
(blu scuro), kumudadyudi
(bianco).
Per testare la buona qualità della resina prima di ogni utilizzo
esistono dei metodi tradizionali: essa viene considerata di prima
qualità se prende rapidamente fuoco quando viene posta in contatto
con una fiamma, si scioglie ed evapora quando viene riscaldata a
fuoco indiretto e si scioglie facilmente in acqua bollente. In tutti
i casi si ritiene che anche se ben tenuta in vaso chiuso, al riparo
dai raggi solari e dalle alte temperature, il guggul perda di qualità
dopo tre mesi di conservazione.
Oltre
all'India, dove è droga ampiamente utilizzata, il guggul ha trovato
nel tempo un discreto utilizzo anche nel mondo islamico, nella
medicina di Iran, Afghanistan, Pakistan e Medio Oriente. La resina
anticamente nota come bdellio, chiamata in arabo muql
(da
cui il nome botanico della specie mukul),
serviva contro le coliche addominali, la diarrea e come stomachico.
Gli antichi autori di lingua araba riportano ricette anche per il
trattamento della sciatica, delle vene varicose e disturbi delle
gambe. Ibn-Sina, il famoso medico arabo noto come Avicenna, descrisse
la resina di guggul come rimedio utile nelle sudorazioni, nella
tosse, nelle affezioni polmonari. Ibn al-Baytar asseriva invece che
questo rimedio fosse in grado di dissolvere i calcoli renali, di
curare le emorroidi e vari problemi alla pelle, oltre che per gli
stessi impieghi descritti dallo stesso Avicenna. Dawud al-Antaki,
noto come Davide di Antiochia, aggiunse che il guggul era di grande
efficacia nel ripulire polmoni e petto, oltre che per perdere peso e
favorire il parto.
L'attività ipolipidemizzante della gommoresina di guggul è stata
investigata da numerosi studi. I ricercatori hanno osservato che
estratti di questa specie somministrati contemporaneamente ad una
dieta ricca di grassi saturi e altri fattori aterogeni, sono riusciti
a contrastare significativamente l'innalzamento dei valori di
colesterolo e trigliceridi, oltre che a ridurre l'accumulo di grassi
nelle arterie e quindi la formazione di placche ateromatose.
In uno studio clinico in doppio cieco contro placebo, in cui furono
coinvolti 61 pazienti affetti da ipercolesterolemia, si è visto che
la somministrazione di estratti di guggul unita ad una dieta mirata,
dopo 6 mesi, è riuscita a ridurre di circa il 12% i valori di
colesterolo totale, di LDL e trigliceridi. Peraltro non c'è stata
variazione dei valori di colesterolo HDL, a vantaggio del rapporto
colesterolo totale/HDL. Qualora il trattamento è stato protratto per
9 mesi, i risultati sono stati ancora migliori, paragonabili a quelli
ottenuti con farmaci di sintesi.
Il meccanismo d'azione sembra coinvolgere il recettore ormonale FXR,
fisiologicamente attivato per mezzo degli acidi biliari (recettore
BAR). Ulteriori ricerche in questo senso hanno appurato che, non solo
i guggulsteroni antagonizzano l'attivazione del recettore FXR, ma
inducono la sollecitazione del trasportatore pompa di secrezione dei
sali biliari, indicando che questi composti agiscono in maniera
complessa modulando effettivamente il metabolismo della produzione di
bile e di colesterolo. Più di recente altri studi hanno dimostrato
attività verso altri recettori, per cui i ricercatori hanno concluso
che i guggulsteroni sono di fatto dei ligandi attivi nei confronti di
diversi enzimi, il che li rende molecole particolarmente attive a
livello biochimico.
Come
altre resine simili (Boswellia
serrata
ad esempio), il guggul è stato testato per la sua attività
antinfiammatoria. Già alla fine degli anni '70 del XX secolo,
ricercatori indiani dimostrarono che in vivo la somministrazione di
estratti di questa pianta era in grado di contrastare l'infiammazione
osteoarticolare indotta, al pari di molecole farmaceutiche quali
fenilbutazone e ibuprofene. Di recente la scoperta di nuovi terpeni
dotati di potente attività antinfiammatoria ha portato i ricercatori
a paragonare l'estratto standardizzato in questi composti con farmaci
cortisonici nel trattamento in vivo di stati infiammatori. I
risultati indicano che l'estratto di guggul risulta essere più
efficace del cortisone in questo tipo di esperimento, agendo secondo
meccanismi ancora non del tutto chiari.
Ulteriori studi clinici hanno dimostrato l'efficacia di questo
rimedio nel trattamento dell'osteoartrite del ginocchio, con
risultati incoraggianti.
L'aspetto più interessante degli usi tradizionali della gommoresina
di guggul è la capacità di ridurre il colesterolo nel sangue,
specialmente in pazienti in sovrappeso, dove contribuisce anche ad
eliminare i chili superflui.
A tale scopo si può usare l'estratto titolato in guggulsteroni, i
principi attivi responsabili dell'attività ipolipidemizzante.
Stesso tipo di estratto si può impiegare come antinfiammatorio
osteoarticolare, in aggiunta ad altri composti con azione simile.
Negli studi clinici
effettuati si sono registrati rari casi di mal di testa, nausea
moderata, eruttazioni e singhiozzo, messi in relazione con
l'assunzione di guggul. Tuttavia questi effetti indesiderati sono
stati lievi, transitori e del tutto occasionali.
Alcuni studi hanno
dimostrato che composti steroidei presenti nella gommoresina di
guggul possono stimolare la tiroide, aumentando la ricaptazione di
iodio e l'espressione di determinati enzimi tiroidei. Pertanto è da
valutare attentamente l'impiego di questo rimedio in soggetti affetti
da ipertiroidismo.
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