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lunedì 5 marzo 2012

Abbassiamo il colesterolo con il guggul



Si chiama comunemente guggul, ma botanicamente è meglio nota come Commiphora mukul. E' una pianta di origine indiana che contiene preziose sostanze utili per controllare i livelli di colesterolo nel sangue. Già presente in alcuni integratori erboristici, vediamo meglio i vantaggi e i casi in cui è più utile.


La famiglia botanica è quella delle Burseraceae, di cui fanno parte anche altre piante di interesse erboristico (incenso, mirra, boswellia). Si tratta di un arbusto o piccolo albero che può raggiungere i 4 metri di altezza, ma che più comunemente non supera i 2-3 metri. E' dotato di rami contorti, nodosi, molto spinosi e dalla corteccia di consistenza cartacea, color grigio cenere. L'intera pianta esala un caratteristico odore aromatico resinoso. Le foglie sono sessili, alternate o fascicolate, trifogliate, glabre, con la fogliolina terminale sessile o subsessile, con lamina di forma obovata, lunga fino a 5 cm e larga la metà nella fogliolina centrale, quelle laterali in genere grandi la metà. Si tratta di una specie che presenta un netto dimorfismo: esistono infatti esemplari che portano solo fiori femminili, mentre altri che portano fiori maschili ed ermafroditi. In quest'ultimo caso i fiori sono piccoli, lunghi al più 5 mm, generalmente di colore rosso talvolta bianco-rosei. Sono dotati di due brattee opposte, dotate di peli ghiandolari. Il calice è fuso inferiormente con il ricettacolo, ha forma tubulare ed è lungo non oltre i 2 mm. La corolla ha petali retroflessi, ad apice acuto, lunghi da 3 a 5 mm e larghi appena 1 mm. Gli stami sono 8, alternativamente più corti e più lunghi, questi ultimi hanno dimensioni pari ai petali. L'ovario è biloculato dotato di uno stimma sessile bilobato. I fiori esclusivamente femminili hanno sepali leggermente più lunghi e petali più corti rispetto al tipo precedente, sono dotati di 8 staminodi che prendono il posto degli stami dei fiori ermafroditi, pur non essendo fertili, per il resto le due tipologie di fiori sono analoghe. La fioritura avviene nelle zone di origine tra Dicembre e Luglio. Il frutto è piccolo, a maturità raggiunge 1 cm di lunghezza e assume colorazione rossa, caratterizzato da due striature longitudinali più chiare. E' deiscente a partire dal basso.
I fiori femminili fertili, che si trasformano effettivamente in frutto, sono quelli che nascono sulle piante che portano esclusivamente questa tipologia, mentre i fiori ermafroditi che appaiono sugli alberi che portano i fiori maschili, non producono frutti. Questo complicato meccanismo riproduttivo implica che il polline prodotto su esemplari portanti fiori maschili raggiunga i fiori femminili portati su esemplari separati, per escludere del tutto il rischio di autofecondazione.
E' una specie tipica dei luoghi aridi, sassosi e impervi, caratterizzati da scarsa vegetazione, per lo più composta da arbusti bassi e spinosi o piante xerofile. Cresce spontanea nel Pakistan occidentale e India nord-occidentale, stati del Gujarat, Madhya Pradesh, Rajasthan e Karnataka.
Di questa pianta si usa la gommoresina di colore che va dal giallo pallido al marrone, talvolta con diverse sfumature, fortemente aromatica, che essuda dalla corteccia e dai rami, o viene raccolta per incisione degli stessi. In commercio si trova sotto forma di pezzi tondeggianti, di aspetto opaco e superficie polverosa.

Localmente è conosciuta anche con i nomi guggulu, gulgulu, gugul, gugal, mahisaksagulgulu, gukkulu, indian bdellium tree, muql, muql azrak [arabo].

La gommoresina di guggul contiene principalmente degli steroidi chetonici denominati guggulsteroni (o guggulipidi), cinque in totali di cui i più importanti sono E-guggulsterone e Z-guggulsterone. Oltre a questi troviamo tre tipi di guggul-steroli, sesasmina, muculolo e altri. L'essudato contiene anche composti aromatici per lo più costituiti da diterpeni monociclici (canforene, cembrene) e altri. Recentemente sono stati scoperti nuovi composti, come i triterpeni denominati mirranolo-A e mirranone-A.

Da molto tempo in Pakistan e India settentrionale questa specie è fonte di una resina, comunemente chiamata bdellio indiano o guggul, che essuda dai rami spinosi. Questa resina è impiegata come incenso, medicina e in profumeria, talvolta usata per adulterare la mirra o per sostituire il bdellio africano, una resina simile ricavata dalla specie Commiphora africana.
Il guggul ha sapore amaro, acre, astringente, aromatico, ha proprietà termogeniche, espettoranti, digestive, antielmintiche, anti-infiammatorie, depurative, vulnerarie, antisettiche, nervine e toniche, demulcenti, afrodisiache, stimolanti, epatotoniche, antispasmodiche, emmenagoghe, diuretiche.
Nell'ambito della medicina ayurvedica viene tenuto in conto come rimedio utile in caso di cattive condizioni di vata, nel trattamento di scrofola, gotta, sciatalgia, paresi facciale, lebbra, dispepsia, tosse, asma, bronchite, problemi epatici, otite suppurativa, epilessia, febbre, emorroidi, dismenorrea, amenorrea, problemi cardiaci, trombosi coronariche, anemia, spermatorrea, calcoli urinari, diabete e problemi dermatologici.
E' considerato un rimedio molto utile per ristabilire la salute, tanto che il termine guggulu deriva dal sanscrito e significa “colui che protegge dalle malattie”; è citato nei classici dell'Ayurveda quali il Charaka samhita, lo Sushruta samhita e i Nighantu, sia come resina fresca (nava guggulu) che essiccata (purana guggulu). Spesso nei testi antichi viene catalogato come rasayana, ovvero rimedio tonico e ringiovanente.
La preparazione ayurvedica tradizionale prevede l'aggiunta di guggul al decotto triphala, costituito da Terminalia chebula, Emblica officinalis e Terminalia bellerica, grazie all'azione del calore la gommoresina si miscela perfettamente con il decotto. Successivamente il decotto mescolato alla gommoresina, dopo essere stato filtrato, viene rimesso sul fuoco e fatto bollire fino a che non assuma una consistenza semi-solida. Infine questa sorta di estratto fluido viene messo al sole e lentamente essiccato fino ad ottenere una polvere, triphala guggulu, che viene poi impiegata specialmente per abbassare il colesterolo, per problemi del tratto genito-urinario e per i reumatismi. Formula ancora più completa è quella denominata Simhanada-guggulu, dove la preparazione appena descritta, da compiersi in un recipiente rigorosamente di ferro, una volta ridotta in polvere viene miscelata con olio di ricino, polvere di zenzero e di zolfo purificato. Viene ritenuta in genere più efficace soprattutto per l'azione purgante-depurativa del ricino. In definitiva in ayurveda la gommoresina di guggul non viene mai somministrata da sola tal quale, ma sempre miscelata con altri ingredienti per aumentarne l'efficacia e modularne l'azione, in decine di formule diverse.
Durante il caldo periodo estivo, la gommoresina assume carattere più fluido e fuoriesce dalle ferite della corteccia dei rami, che fisiologicamente si distacca in fogli sottili. Durante l'inverno al contrario si solidifica a causa delle basse temperature, rimanendo attaccata ai rami stessi. Tradizionalmente vengono individuate cinque qualità di guggul denominate in base al colore: hemabham (oro), mahisaksam (scuro bluastro), padmaragabham (rubino), bringabham (blu scuro), kumudadyudi (bianco).
Per testare la buona qualità della resina prima di ogni utilizzo esistono dei metodi tradizionali: essa viene considerata di prima qualità se prende rapidamente fuoco quando viene posta in contatto con una fiamma, si scioglie ed evapora quando viene riscaldata a fuoco indiretto e si scioglie facilmente in acqua bollente. In tutti i casi si ritiene che anche se ben tenuta in vaso chiuso, al riparo dai raggi solari e dalle alte temperature, il guggul perda di qualità dopo tre mesi di conservazione.
Oltre all'India, dove è droga ampiamente utilizzata, il guggul ha trovato nel tempo un discreto utilizzo anche nel mondo islamico, nella medicina di Iran, Afghanistan, Pakistan e Medio Oriente. La resina anticamente nota come bdellio, chiamata in arabo muql (da cui il nome botanico della specie mukul), serviva contro le coliche addominali, la diarrea e come stomachico. Gli antichi autori di lingua araba riportano ricette anche per il trattamento della sciatica, delle vene varicose e disturbi delle gambe. Ibn-Sina, il famoso medico arabo noto come Avicenna, descrisse la resina di guggul come rimedio utile nelle sudorazioni, nella tosse, nelle affezioni polmonari. Ibn al-Baytar asseriva invece che questo rimedio fosse in grado di dissolvere i calcoli renali, di curare le emorroidi e vari problemi alla pelle, oltre che per gli stessi impieghi descritti dallo stesso Avicenna. Dawud al-Antaki, noto come Davide di Antiochia, aggiunse che il guggul era di grande efficacia nel ripulire polmoni e petto, oltre che per perdere peso e favorire il parto.

L'attività ipolipidemizzante della gommoresina di guggul è stata investigata da numerosi studi. I ricercatori hanno osservato che estratti di questa specie somministrati contemporaneamente ad una dieta ricca di grassi saturi e altri fattori aterogeni, sono riusciti a contrastare significativamente l'innalzamento dei valori di colesterolo e trigliceridi, oltre che a ridurre l'accumulo di grassi nelle arterie e quindi la formazione di placche ateromatose.
In uno studio clinico in doppio cieco contro placebo, in cui furono coinvolti 61 pazienti affetti da ipercolesterolemia, si è visto che la somministrazione di estratti di guggul unita ad una dieta mirata, dopo 6 mesi, è riuscita a ridurre di circa il 12% i valori di colesterolo totale, di LDL e trigliceridi. Peraltro non c'è stata variazione dei valori di colesterolo HDL, a vantaggio del rapporto colesterolo totale/HDL. Qualora il trattamento è stato protratto per 9 mesi, i risultati sono stati ancora migliori, paragonabili a quelli ottenuti con farmaci di sintesi.
Il meccanismo d'azione sembra coinvolgere il recettore ormonale FXR, fisiologicamente attivato per mezzo degli acidi biliari (recettore BAR). Ulteriori ricerche in questo senso hanno appurato che, non solo i guggulsteroni antagonizzano l'attivazione del recettore FXR, ma inducono la sollecitazione del trasportatore pompa di secrezione dei sali biliari, indicando che questi composti agiscono in maniera complessa modulando effettivamente il metabolismo della produzione di bile e di colesterolo. Più di recente altri studi hanno dimostrato attività verso altri recettori, per cui i ricercatori hanno concluso che i guggulsteroni sono di fatto dei ligandi attivi nei confronti di diversi enzimi, il che li rende molecole particolarmente attive a livello biochimico.
Come altre resine simili (Boswellia serrata ad esempio), il guggul è stato testato per la sua attività antinfiammatoria. Già alla fine degli anni '70 del XX secolo, ricercatori indiani dimostrarono che in vivo la somministrazione di estratti di questa pianta era in grado di contrastare l'infiammazione osteoarticolare indotta, al pari di molecole farmaceutiche quali fenilbutazone e ibuprofene. Di recente la scoperta di nuovi terpeni dotati di potente attività antinfiammatoria ha portato i ricercatori a paragonare l'estratto standardizzato in questi composti con farmaci cortisonici nel trattamento in vivo di stati infiammatori. I risultati indicano che l'estratto di guggul risulta essere più efficace del cortisone in questo tipo di esperimento, agendo secondo meccanismi ancora non del tutto chiari.
Ulteriori studi clinici hanno dimostrato l'efficacia di questo rimedio nel trattamento dell'osteoartrite del ginocchio, con risultati incoraggianti.

L'aspetto più interessante degli usi tradizionali della gommoresina di guggul è la capacità di ridurre il colesterolo nel sangue, specialmente in pazienti in sovrappeso, dove contribuisce anche ad eliminare i chili superflui.
A tale scopo si può usare l'estratto titolato in guggulsteroni, i principi attivi responsabili dell'attività ipolipidemizzante.
Stesso tipo di estratto si può impiegare come antinfiammatorio osteoarticolare, in aggiunta ad altri composti con azione simile.

Negli studi clinici effettuati si sono registrati rari casi di mal di testa, nausea moderata, eruttazioni e singhiozzo, messi in relazione con l'assunzione di guggul. Tuttavia questi effetti indesiderati sono stati lievi, transitori e del tutto occasionali.
Alcuni studi hanno dimostrato che composti steroidei presenti nella gommoresina di guggul possono stimolare la tiroide, aumentando la ricaptazione di iodio e l'espressione di determinati enzimi tiroidei. Pertanto è da valutare attentamente l'impiego di questo rimedio in soggetti affetti da ipertiroidismo.

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