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venerdì 2 marzo 2012

Curiosità storiche sulla preparazione del tè

Citando il libro dell'autore giapponese Kakuzo Okakura (Lo Zen e La Cerimonia del Tè, Feltrinelli), descriviamo il modo di preparare il tè secondo le tre scuole che storicamente si sono succedute in Cina e di riflesso in Giappone. Una nota curiosa che vuole essere omaggio al tè e a chi lo ama.

Il tè come bevanda ricreativa è conosciuto in Cina e Giappone da lunghissimo tempo, ma come ci indica l'autore giapponese Okakura (il suo libro "Lo zen e la cerimonia del tè" è stato pubblicato la prima volta nel 1906) non sempre la preparazione della bevanda ha seguito le modalità che conosciamo e usiamo oggi. Anzi, secondo la tradizione orientale si sono succedute ben tre scuole di pensiero riguardo alle modalità di preparazione di una tazza di tè. Dopo un primo periodo in cui le foglie della Camellia sinensis (la pianta del tè) venivano per lo più utilizzate miste ad altri ingredienti quali zenzero, agrumi, latte, riso e altri ancora, con il risultato di una preparazione dal sapore decisamente diverso rispetto al tè tal quale, fu durante la dinastia Tang (VIII sec.) che il tè assunse un ruolo di primo piano come bevanda. Il poeta Lu Wu, autore del "libro del tè", descrive nei tre volumi che compongono l'opera tutto l'insieme di rituali, cerimonie, usanze, strumenti e ideali che ruotavano intorno al tè.

Secono Lu Wu le foglie per essere considerate della migliore qualità devono "avere pieghe come gli stivali di cuoio dei cavalieri tartari, torcersi come la giogaia di un vigoroso torello, aprirsi come nebbia che salga da una gola, scintillare come un lago sfiorato dallo zefiro, ed essere soffici e umide come il terricio dopo la pioggia". Ciò rispecchia il romanticismo con cui la tradizione cinese dell'epoca si accostava a questa bevanda, ma anche l'importanza culturale che il tè aveva assunto già in quel periodo.

Lu Wu ci dice che l'acqua di fonte montana è la migliore per preparare il tè, seguita da quella di fiume e di sorgente. Le fasi della bollitura sono tre: la prima si ha quando affiorano alla superficie piccole bolle simili ad occhi di pesce; la seconda quando le bolle diventano più grandi, come gocce di cristallo che scrosciano in una fontana; nella terza si sollevano onde impetuose. Preventivamente l'impasto di tè (evidentemente non essiccato) viene tostato sul fuoco e ammorbidito, quindi la porzione desiderata sbriciolata tra fogli di carta. Alla prima fase della bollitura viene aggiunta una piccola quantità di sale, alla seconda il tè. Raggiunta la terza bollitura si aggiunge subito un mestolo di acqua fredda e si toglie dal fuoco. Il tè può essere a questo punto servito.

Quella nata sotto la dinastia Tang è la prima scuola di pensiero sulla preparazione del tè. La seconda nasce sotto la dinastia Song (X - XIII sec.) ed è quella del "tè sbattuto". Le foglie di tè vengono in questo caso ridotte con un mortaio a polvere finissima e quindi infuse in acqua calda e sbattute con un apposito frustino di bambù. Si tratta della tradizionale cerimonia del tè ancora oggi celebrata in Giappone dove si impiega il tè denominato matcha (relativamente di recente conosciuto e apprezzato anche in occidente).

Successivamente, dopo le invasioni mongole della Cina, sarà nel XIV secolo, con l'inizio della dinastia Ming che avrà origine la terza scuola, ovvero quella del "tè infuso", che la maggior parte di noi ancora oggi conosce. Perchè? Semplice, il tè si diffuse in Europa solo successivamente alla dinastia Ming, per cui ciò che arrivò insieme alla bevanda fu il modo di prepararlo del tempo. E così è rimasto fino ad  oggi.

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